lunedì 1 ottobre 2012

DACCI OGGI IL NOSTRO CIECO QUOTIDIANO

Non so perché ma la notizia, oggi, dell'ennesimo falso cieco che truffa tutti noi dal 1979 mi è sembrata tra i mali minori di un Paese sfasciato che ansima senza trovare pace. Tra politici che schivano i giornalisti (vedi Report del 30 settembre), festini, maiali, letamai, suv e rischio tracolli Inps/Inpdap da prima  - anzi primissima  - pagina, oggi ho sorriso di un sollievo lontano. Quasi che la cifra, troppo brutalmente passata nelle ultime settimane, si sia in qualche modo ricomposta in un clima da Italietta fai/truffa da te. Ancora una volta mi echeggiano in testa le parole sagge dell'editoriale che meno di una settimana fa firmava Gian Arturo Ferrari sul Corriere e che bollavano l'incapacità del nostro Paesotto di investire sul proprio futuro e sull'unico elemento che lo potesse rappresentare: la risorsa umana.

Eccoci dunque a fare i conti con il regresso, con il buio pesto invece che con la luce del futuro. Ed eccoci a considerare con un sorriso sardonico, amaro e un po' strafottente quel giovane di Valdagno che se mai  avrà un posto di lavoro - in una realtà economica in recessione e con l'istinto a licenziamento  - lo dovrà all'aver saputo infrangere le regole, creandosi una propria cifra riconoscibile. Ora: togliamoci subito il dente di dire che la sua azione (aver violato la privacy dei registri informatici di una scuola) è un reato e che per questo verrà giudicato. E che è giusto così. Ma dopo averlo detto consideriamo una volta per tutte che in questo magma trascinante verso il basso, in queste sabbie mobili affaticanti, sfondare la barricata e vince davvero chi osa. E a me piace pensare che questo ribelle rivoltoso il suo posto in azienda (in una qualsiasi delle ditte informatiche che lui sceglierà e che ora se lo contendono) se lo è meritato e guadagnato. Anzi, per portare a casa lo stipendio pagherà anche delle conseguenze: prima tra tutte quella di avere competenze che altri non hanno.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma liberaci da questo sistema, amen..

jon ha detto...

Carissima Chiara,
d’accordo con te, tuttavia viviamo in una giungla dove è concesso a pochi di emergere e chi ci riesce, spesso, lo fa trasgredendo le convenzioni le regole, la legge. L'esempio del ragazzo mi sta anche bene, una bravata ha permesso che sia messo in luce e, oltre alla bravata che certamente avrà un seguito legale, ne conseguirà un premio. Ma è questa la società che vogliamo? E' questo il modo per apprezzare qualcuno? E mi chiedo, tutti coloro che vivono una mediocrità o povertà, non per scelta ma per stato di fatto, hanno perso il diritto di una vita degna ed onesta, oppure sono liberi, visto l'andazzo generale, di agire furbamente o illegalmente pur di arrivare a quella vita degna di essere vissuta? Dove sono i paletti, le sponde che dividono una società civile da una giungla in cui solo il più forte ed arrogante detiene il diritto?
Mi rendo conto che quella società basata su regole eticamente condivise sta svanendo sempre più e sempre più la si sostituisce con una visione paranoica, che come regola si è dotata di leggi elastico, le quali si modellano al momento e alla situazione del potente in corso, determinando in chi questa visione la subisce una frustrazione e rabbia che legittima azioni deprecabili ma comprensibili…
Giovanni

Anonimo ha detto...

in realtà è una cosa che succede spesso e praticamente solo nel settore della informatica. Avviene frequentemente che hacker che violano sistemi di sicurezza di aziende o di istituti vengano assunti dagli stessi o addirittura dalle varie polizie postali. In questi casi commettere un reato è quasi una dimostrazione della propria bravura in questo specifico settore.
Un bravo topo di appartamenti difficilmente, una volta "pizzicato", troverebbe lavoro da fabbro o da vigile del fuoco. Così come un ladro di vecchine difficilmente troverebbe posto in consiglio regionale o in giunta sindacale. O forse no?

Gian Mario ha detto...

Felice di aver scoperto oggi questo blog e tutti i libri/indagine di Chiara (uno dei pochi motivi per guardare il tg2).
Ora me li leggerò con curiosità, per piacere e per istruzione.
Anche questo articolo esprime una sensibilità/conoscenza e una capacità espressiva notevole,
in aggiunta al coraggio di pubblicare le indagini contenute nei libri (in Italia ci vuole coraggio purtroppo per queste pubblicazioni per il rischio di essere emarginato)
GMB